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Come creare un ponte tra gastronomia & spiritualità


Nei tempi passati il ruolo del nostro paesino di montagna quale luogo di pellegrinaggio e della nostra casa nella sua funzione di ospizio è sempre stato quello di accompagnare i pellegrini e i viandanti nel loro viaggio - anche spiritualmente. Le domande esistenziali e la ricerca di risposte hanno da sempre caratterizzano il percorso del pellegrino. Allo stesso modo, il viaggiatore di oggi cerca delle risposte alla quotidianità in forma di esperienze di viaggio. Così nella nostra filosofia riprendiamo l’essenza di questo luogo e la rendiamo tangibile ai nostri ospiti attraverso l'architettura e l’atmosfera degli spazi, nei trattamenti e soprattutto, per quanto mi riguarda in prima persona, attraverso l'offerta gastronomica.

Il territorio di per sé fornisce già le linee guida per la nostra cucina: in una regione montana desolata dove i terreni sono scarsi e le condizioni climatiche e di coltivazione tutt'altro che semplici, la sostenibilità è sempre stata al centro di ogni decisione. E anche noi, nel nostro agire quotidiano ricerchiamo la sostenibilità, sia da un punto di vista sociale che da quello ecologico. Gli ingredienti da noi utilizzati in cucina provengono per quanto possibile da piccoli e micro produttori nelle immediate vicinanze.

Alla nostra altitudine di circa 1.300 metri sul livello del mare, abbiamo il privilegio di poter attingere a un tesoro incommensurabile di foreste e campi. Erbe, fiori, germogli, foglie, radici, aghi e fiori diventano (nuovi) ingredienti dei nostri piatti, che affinano da un lato la tradizione e allo stesso tempo permettono di creare qualcosa di nuovo. Attraverso i rituali di vacanza, invitiamo indirettamente l’ospite a cimentarsi in modo più consapevole verso i prodotti locali e stagionali. Ad esempio al momento dell’aperitivo con il nostro BURDY, un elisir di Hildegard a base di vino bianco al prezzemolo con prosecco e caramello di tarassaco. Oppure, a colazione con un Habermus - porridge -  al farro frantumato ispirato alla gastronomia di Ildegarda con mela della Val di Non, galanga, cannella e uva sultanina.

Alla sera Il rituale dell'elisir, un concentrato di aromi ed essenze della foresta, servito prima dell'inizio del pasto, crea un ponte con spiritualità del luogo. Da un lato, prende in prestito i principi della benedettina Hildegarda di Bingen e gli insegnamenti del prete erborista Weidinger. Dall’altra, rappresenta un micro momento di pausa e di preparazione prima di iniziare il pasto: arrivare fisicamente, arrivare mentalmente, essere presenti. È la nostra interpretazione della preghiera, che sia quella nella „Bauernstube” contadina attorno al tavolo di legno o quella nel convento dei monaci.

In questo modo continuiamo a sperimentare per creare nuovi punti di contatto e di interazione che ispirano i nostri ospiti e che ci rendono unici.

Ingrid Mocatti
Chef del ristorante CERVO

 


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